Assemblea della CEP 23 maggio 2021

L’assemblea della CEP rappresenta un momento fondamentale nel processo di formazione e di consapevolezza del processo educativo di una Comunità, Proprio perché si tratta di processi, queste assemblee sono occasioni da ripetere, al di là del numero dei partecipanti, cercando di migliorare sempre il coinvolgimento delle persone. Il rammarico è che fossero presenti solo  persone appartenenti ai gruppi parrocchiali o che già svolgono un servizio.

I partecipanti, di tutte le fasce di età, sono risultati tutti motivati, hanno ritenuto molto interessante la proposta dell’incontro, per l’opportunità di scambio e di confronto, e non hanno avuto difficoltà a prendere la parola; dopo un iniziale imbarazzo a confrontarsi con persone di età molto diversa, ognuno ha espresso anche più di una volta il proprio parere e ciascun intervento ha portato un contributo stimolante alla discussione nei gruppi.

Alla base della discussione, c’è stata la sottolineatura di come sia fondamentale la cura dell’altro attraverso la relazione, l’ascolto; dove tutto sia centrato sulla propria crescita spirituale nell’accoglienza dell’altro. E proprio per questo è importante un aspetto emerso nella discussione, che molte volte noi distorciamo: la sensibilizzazione e il coinvolgimento. Ogni persona, che vive nella nostra comunità, trova nel servizio agli altri la relazione con Dio e la sua crescita spirituale.

Abbiamo parlato della territorialità e di prossimità, nel prendersi cura e nel farlo per una nostra dimensione spirituale. In questo momento e contesto sociale è importante fare molta attenzione a chi sta accanto a noi; sia di persone, giovani o famiglie, che vivono nel bisogno sia di associazioni o istituzioni che chiedono aiuto per sostenere concretamente chi vive nella necessità. Cercare quindi di avere una conoscenza territoriale approfondita per dare risposte efficaci a chi chiede.

Contributi di riflessione da parte dei presenti

Giovani e Oratorio, Educazione dei giovani

  • Sottolineo l’importanza di prendere come punto di riferimento il metodo preventivo di Don Bosco e di approfondirlo. Pensandoci bene, Don Bosco stesso l’ha vissuta una pandemia con i suoi giovani! Dobbiamo avere attenzione a trovare un equilibrio educativo, anche con l’uso delle nuove tecnologie.
  • L’esperienza che abbiamo fatto con il catechismo di condividere una giornata intera è andata molto bene. Ho visto che con i ragazzini alla fine funziona il “fuori-quotidianità”, tornano arricchiti anche se stanchi; le esperienze prolungate insieme sono costruttive, come fanno anche gli escursionisti.
  • Penso che sia utile partire dal progetto educativo pastorale e vedere su cosa ha inciso la pandemia e aggiustare il tiro di conseguenza. A scuola, hanno bisogno di stare insieme ma non riescono, dopo il periodo di distacco dalla presenza. Ci sono forti tensioni. Vedo che i ragazzi hanno proprio bisogno fisico di toccarsi; cercano lo scontro fisico, spesso si accusano anche per sciocchezze; ci sono tensioni senza senso in classe, se la pensi diversamente da me, ti offendo.
  • I ragazzi vedono gli adulti e copiano, vedono cosa fanno loro, e copiano.
  • Secondo me il punto è esserci. Prima di parlare dei ragazzi, dovremmo capire noi in primis come stiamo; dovremmo chiederci: Ma io cosa gli posso dare? Come posso esserci per loro?
  • I ragazzi reagiscono alle ingiustizie, anche con gli adulti. L’adolescenza è ribellione, ma il lockdown l’ha impedita. Consideriamo anche che l’adolescenza si abbassa sempre più di età. La scuola non è riuscita a esserci. Dove è il nostro desiderio di conoscere la loro storia personale? I ragazzi sono desiderosi della verità; non gliela spieghi come il catechismo, a memoria; devono sentirla nella loro vita personale. E sentono più l’amico ubriaco in strada che però c’è, è presente, rispetto a un genitore o ad un insegnante.
  • Don Bosco era coraggioso, lui aveva una visione e aveva ben chiaro il focus: i Giovani poveri ed il Sistema Preventivo. Penso che i salesiani, sacerdoti e laici, debbano tornare ad essere coraggiosi come Don Bosco…ai giorni di oggi: stabilire relazioni profonde con i ragazzi, pregare, discernere, accompagnare.
  • Dobbiamo anche allo stesso tempo non cadere nel tranello di concentrarci sono sull’azione per risolvere l’urgenza, altrimenti diventa Agit-azione. L’azione deve essere consapevolezza attivata dall’amore altrimenti non serve a nulla. Al tempo stesso non dobbiamo aver paura di alzare il tiro. Nei ragazzi, anche può non sembrare, c’è tanta ricerca di senso. Serve amorevolezza. Coraggio e formazione per riscoprire la vocazione salesiana della nostra opera. I Salesiani Educano Evangelizzando ed Evangelizzano Educando.
  • Il problema credo siano i genitori di questi ragazzi.
  • Un rischio educativo è la frammentazione; i ragazzi rischiano di crescere a compartimenti stagni: a scuola imparano le nozioni, a sport allenano il corpo, etc. con le varie attività. Il rischio è che il ragazzo si perda in questa frammentazione, in cui ognuno fa il suo, anche bene, ma nessuno fa unità. Anche l’oratorio rischia di non essere capace di essere luogo dove poter far fare sintesi al ragazzo di tutte le esperienze che vive; rischia di diventare solo un riempi tempo libero.
  • L’Oratorio non deve essere solo un buon riempi tempo libero e non dobbiamo pensare di essere noi i professionisti del tempo libero (son ben altri, e ben più preparati di noi). Don Bosco ha inventato lo spirito di famiglia, da San Francesco di Sales e San Filippo Neri. Devo chiedermi: non cosa posso fare, ma cosa posso Essere.
  • Con le esperienze che ho fatto quest’anno mi sono accorta che manca tanto la relazione. E di questo ne ha risentito sia il corpo che la mente. Ci siamo abituati a non fare, e si intorpidisce anche la mente. L’ho visto con i miei fratelli con cui ho condiviso il lockdown. Accumulo di non voglia di fare.
  • I ragazzi cercano senso, non giudizio. Dobbiamo non fare l’errore di giudicare, o far sentire giudicati, i ragazzi, in nessun modo. Per di più in ambienti come il nostro. Altrimenti è normale che vadano ‘per strada’. Perché la strada non ti giudica. Al tempo stesso, non dobbiamo smettere di frequentare il fuori, altrimenti non sappiamo cosa pensano.

Nuova evangelizzazione

  • Parlare di “Nuova evangelizzazione” nel nostro tempo e nella nostra realtà locale e nazionale, vuol dire essenzialmente cercare di far riemergere il messaggio evangelico, molto spesso travisato o mal compreso. Il problema più grosso è la mancanza di fiducia nella Chiesa come istituzione e nei suoi rappresentanti
  • Trovare un metodo per parlare agli altri non è semplice e la cosa risulta ancora più difficile se non conosciamo il loro pensiero. Solo dopo l’ascolto dell’altro riesco ad inserirmi nel suo vissuto, nella sua vita. C’è necessità e voglia di incontrarsi per parlare e condividere: non importa quale sia l’argomento, l’importante è parlare. In un secondo momento ci sarà l’annuncio.
  • Nei genitori dei bambini del catechismo c’è curiosità: partendo da questa curiosità che li porta a venire in Oratorio per il catechismo e per le attività, si deve passare poi all’annuncio. L’annuncio parte dalla testimonianza concreta, dall’esempio. Non ci dimentichiamo che è lo Spirito che parla e che noi siamo solo degli strumenti.
  • Più che fare comizi o conferenze dovremmo testimoniare con una coerenza di vita , essere fedeli seguaci di Cristo così da suscitare domande negli altri. Per far questo ci sono strumenti: la formazione, il sostegno della comunità e soprattutto la preghiera. Dal nostro esempio, negli altri dovrebbe sorgere la domanda: “perché si comporta così?” Quando qualcuno ci domanda il perché della gioia che abita in noi, allora dovremo rispondere sinceramente sulla nostra fede e sulle nostre motivazioni.

Famiglia come risorsa

  • La famiglia rappresenta per l’uomo una delle più grandi risorse che il Signore ha donato all’umanità, in quanto luogo privilegiato per la Santità. Una Santità che nasce dall’ordinario di tutti i giorni, se vissuti alla sequela del Vangelo, come anche, per chi è chiamato a questo, da gesta e comportamenti eroici o comunque straordinari. In ogni caso la Santità nasce e viene promossa nelle e dalle famiglie.
  • Molte famiglie di anziani lamentano poca attenzione per le loro necessità; le persone che non si possono muovere da casa lamentano difficoltà per confessarsi.
  • Importante che ci sia attenzione reciproca tra i vari componenti la famiglia e altrettanto importante che la famiglia partecipi alla vita della comunità parrocchiale.
  • Molto bella la collaborazione tra le famiglie che partecipano alle iniziative del gruppo Famiglie Insieme (i  figli di ciascuna famiglia divengono figli di tutte le famiglie e si collabora tutti insieme per la loro crescita ed educazione). I bambini come risorsa della famiglia: si può arrivare alle famiglie tramite i loro figli.
  • Nella scuola emergono sempre più le situazioni di difficoltà di un numero sempre maggiore di famiglie e se gli educatori sanno approfittare nel giusto modo della loro funzione possono dare un aiuto alle famiglie in difficoltà mediante una buona ed efficace educazione e un valido sostegno degli alunni.
  • Le famiglie che danno una testimonianza evangelica rappresentano una risorsa enorme
  • Oggi forse più che mai sussistono problemi e difficoltà oggettive per formare una nuova famiglia (il lavoro non si trova, comprare una casa è un sogno…). La famiglia d’origine spesso rappresenta una risorsa sia quando educa all’amore e all’affettività i propri figli e sia quando li aiuta materialmente per la formazione della nuova famiglia.

Cultura del dialogo

  • Occorre cercare di promuovere la cultura del dialogo nella relazione con gli altri ed in particolare con persone in difficoltà, persone di etnia, cultura … diverse.
  • Le insegnanti hanno testimoniato quanto l’ascolto, l’accoglienza della diversità culturale, di etnia, siano necessari, quanto difficili, per favorire l’integrazione di persone portatrici di povertà non solo materiale, ma anche spirituale. Un’insegnante espone che dove lavora (isolotto) hanno avuto difficoltà con bambini dal campo rom di cui non capivano gli usi e le abitudini; ma anche se con molte difficoltà si sono presi cura dei minori, hanno costruito un legame che ancora mantengono.
  • Si riflette su quanto la scuola sia una palestra di confronto nel dialogo continuo per trovare nella diversità, risorse a cui attingere e superare le difficoltà che dividono, per favorire una crescita culturale di entrambe le parti.
  • Gli strumenti moderni sono utili per facilitare il dialogo, ma la generazione dei presenti non è molto capace di sfruttarne le potenzialità; mentre i giovani, hanno grandi capacità nell’utilizzo dei sistemi informatici.
  • Si ritiene che sia molto importante il dialogo fra le differenti generazioni, basato sul rispetto e sulla valorizzazione delle diverse capacità di ogni rappresentante.

Cura della casa comune

  • Sondare nella scrittura tutto ciò che riguarda il creato.
  • Approfondire l’enciclica “Laudato sì”.
  • Come impegnarsi concretamente nel nostro territorio? Aderire ad iniziative già in atto da parte di altri enti presenti nel territorio (fare rete)
  • Coinvolgere i giovani, forse più attenti e formati sul tema, nella sensibilizzazione degli adulti.
  • Realizzare una giornata per la cura della “nostra” casa comune (Parrocchia e Oratorio)

Carità

  • Telefonare, fare compagnia agli anziani: far sentire la vicinanza della comunità a chi vive spesso nella solitudine attraverso momenti conviviali (anche passeggiate o ritrovi in casa per far compagnia)
  • Creazione di la creazione di un gruppo che si rende disponibile a donare del tempo a chi ne avesse necessità ma non solo, anche per compagnia nella solitudine, passaggio in macchina nel bisogno, sostegno per i figli, e tanto altro, una “banca del tempo”
  • Offrire supporto a persone in cerca di lavoro: la possibilità di dare un aiuto nella creazione di un curriculum