CHORATAN, STORIA E SENSO DEL PROGETTO

Il 28 ottobre 2021 a Choratan grande festa: si inaugura il Centro Giovanile rinnovato. Anche con il contributo della Melagrana. Sono passati 10 anni da quando è iniziata la nostra amicizia con la piccola comunità armena. Ripercorriamone la storia e riscopriamo il significato di questa amicizia.

“Nel settimo mese, il diciassette del mese, l’arca di Noè si posò sul monte Ararat” (Gen 8,4). Da quel momento gli Armeni fissano il loro inizio: sulle falde della “Montagna Madre”, un popolo nuovo pose le proprie radici e da lì sciamò sulle pianure circostanti. Quel piccolo resto, “otto in tutto” (1Pt 3,20), è il simbolo dell’umanità rinnovata e della fratellanza universale: con quel resto Dio stipula l’alleanza dell’arcobaleno (Gen 9,11).

L’Ararat, la “Montagna Madre” sullo sfondo del Monastero di Khor Virap

Orgogliosi della propria identità, primo Stato del mondo ad abbracciare il Cristianesimo nel 301 dC, con un territorio incastrato fra popolazioni mussulmane, quasi sempre ostili, perseguitati e quasi annullati dal genocidio ad opera dei turchi cento anni fa, gli Armeni restano fedeli alle loro tradizioni millenarie. Ora ridotti a poco meno di tre milioni, di cui due vivono nella capitale Yerevan, il genocidio del 1915 ad opera della Turchia ha creato una diaspora disseminata in tutto il mondo che conta oltre otto milioni di persone. Anche l’Italia ospita alcune comunità armene. Una delle più note è a Venezia, nell’Isola di S. Lazzaro degli Armeni: dal 1740 vi risiedono i Padri Mekitaristi, la Congregazione religiosa responsabile dell’Oratorio di Choratan, piccolo paese appollaiato sulle montagne del Caucaso, pochi chilometri dal confine con l’Azerbaijan, un pugno di case sparse coi tetti di eternit, la metà ormai disabitate e in rovina. C’è stata la guerra nel ’92 e i segni si vedono ancora.

Veduta del paese di Choratan

Nel 2011 un piccolo gruppo di parrocchiani, al termine dell’anno catechistico, ha visitato

l’Armenia con lo scopo dichiarato di incontrare fratelli di fede; durante la settimana santa hanno

visitato i loro centri religiosi, hanno partecipato alle loro liturgie, immutate dal IV secolo, hanno

incontrato monaci e sacerdoti, semplici fedeli e personalità della cultura armena. E’ stato

“inevitabile” fare amicizia, in particolare con la guida, Edgar Kalantaryan, professore presso la

Facoltà di Scienze Politiche di Yerevan, che conosce perfettamente l’italiano per aver studiato in

Italia a Bologna.

A luglio dell’anno dopo Edgar, con cui siamo rimasti in amicizia, ci presenta un problema: ha assunto la responsabilità di un oratorio/doposcuola, proprio a Choratan, paese dov’è nato ma che dista oltre 5 ore di auto dalla capitale dove vive e lavora. La Chiesa armena e la Congregazione religiosa che finora li ha assistiti non è più in grado di sostenere la presenza di un sacerdote nel paese, da cui tutti cercano di andare via; la Russia è l’unico paese che dà lavoro; i giovani sono abbandonati a sé stessi. Edgar chiede aiuto a tutte le persone che conosce per mantenere in vita l’oratorio. Ci sentiamo interpellati come fratelli cristiani e membri di una comunità in cui la sola parola “oratorio” è in grado di mobilitarci.

L’oratorio di Choratan, ex cinema sovietico, prima dei lavori di restauro

L’oratorio, ex cinema sovietico regalato dal Comune ai Padri Mekitaristi è malridotto ma è frequentato da un centinaio di ragazzi che vi trascorrono le ore libere dagli impegni scolastici in piccole attività artigianali ed educative. Edgar vorrebbe attivare anche un centro catechistico. Non esiste catechesi “strutturata”: in Armenia si è cristiani per nascita.

Nel giugno del 2014 un altro piccolo gruppo di parrocchiani e amici è ritornato in Armenia, e con qualche disagio dovuti a una povertà cui non siamo abituati, ma con un forte coinvolgimento emotivo, siamo stati accolti ed ospitati a Choratan. Tutto il paese, Sindaco in testa, era presente al nostro arrivo e l’accoglienza è stata amichevole al di là di ogni previsione. Ma la comunità intera ha fatto un pressante appello: “non lasciateci soli”. L’isolamento geografico, religioso, culturale dei giovani era con ogni evidenza il problema più acuto e la richiesta del paese e del Sindaco è stata fin dall’inizio la “carità di una relazione di amicizia duratura

La Parrocchia di S.Maria e La Melagrana, che della educazione alla relazione ha fatto il suo segno distintivo, hanno risposto a questo appello e negli anni successivi per tre volte piccoli gruppi di ragazzi sono stati accolti presso famiglie e strutture della parrocchia.

Giugno 2015, Sona, Hayk e Ani al mercatino della Melagrana a S. Giusto

Contemporaneamente si è avviato un dialogo con una classe di alunni della Scuola Media A. Spinelli e con alcune loro insegnanti che ha consentito la realizzazione di manifestazioni interculturali presso la sala del Consiglio Comunale di Scandicci e presso il Teatro Studio e presso la Scuola internazionale di Rondine (AR)

Giugno 2017, ragazzi di Choratan con gli alunni e prof della A. Spinelli con P. Bernardo a San Miniato, principe armeno protomartire di Firenze.
Giugno 2017, sei ragazze di Choratan alla Scuola internazionale di Rondine (AR) con la IIIC della Scuola Media A. Spinelli
Maggio 2019: spettacolo al Teatro Studio di Scandicci con la IIIC della Scuola A. Spinelli

Nel 2016 il Presidente con alcuni membri della Melagrana sono stati di nuovo accolti a Choratan. L’evento è stato giudicato per il paese di importanza tale che è stata richiesta la presenza della TV nazionale che ne ha dato notizia con questo servizio: https://youtu.be/NL81RjIow0c

Luglio 2016 La Melagrana a Choratan con i capi del villaggio

E’ stato subito chiaro che per togliere dall’isolamento un centinaio di ragazzi e per dare loro occasione di amicizia non episodica occorreva un progetto di lungo respiro, che fornisse uno strumento di interfaccia:la lingua e la scrittura armena, pur diffusa nella diaspora, di fatto è compresa e parlata solo dagli armeni; il progetto fin dall’inizio fu quello di fornire una solida connessione al web e l’insegnamento della lingua inglese in un ambiente rinnovato e fornito di tutto il necessario per l’insegnamento a distanza.

A questo scopo la Melagrana negli anni successivi ha bussato a molte porte fino a quando i Comuni di Scandicci e di Lastra a Signa hanno chiesto, e ottenuto, dalla Città Metropolitana di finanziare il progetto, e dall’ottobre scorso un nutrito gruppo di ragazzi ha seguito a Choratan, nell’Oratorio, nonostante il Covid, un corso di inglese e di tedesco. Che ora, dopo la pausa dovuta a un ulteriore ampliamento, riprende con ragazzi che vi giungono anche dai paesi vicini. Vi è il progetto di introdurre anche un corso di lingua italiana. Il finanziamento è servito quindi a ristrutturare un locale dell’Oratorio, a dotarlo di una connessione a Internet e degli strumenti didattici e degli insegnanti per la durata di due anni. Speriamo di poter continuare a supportare il progetto anche successivamente.

La Melagrana è intervenuta recentemente anche per contribuire ad aiutare la famiglia di un giovane dell’oratorio, vittima della recente guerra con l’Azerbaijan.

Attualmente alcuni escursionisti sono in contatto con i giovani di Choratan: il sogno è quello di portarli l’anno prossimo a fare trekking sul Caucaso con i loro amici armeni.

Un’ultima considerazione: come si vede dal manifesto, non siamo i soli a condividere questa

relazione di amicizia: è bello e significativo essere uniti ad altri in una rete di amicizia: forse è così che lo Spirito ci educa a costruire fratellanza, giustizia e pace.